I tentativi via via sempre più massicci da parte di Instagram di imitare TikTok stanno fallendo, mancando di parecchio l’obiettivo principale, che non sono le metriche, ma l’approvazione degli utenti. Non per nulla, il passaggio dal social media al recommendation media è stato cassato in pieno, al punto da portare Mosseri ad ammettere di aver ciccato il colpo. Eppure, alcune dinamiche comune di entrambi i social sembrano essere lampanti… e con gravi conseguenze sull’utenza più giovane, che rimbalza da una piattaforma all’altra alla ricerca, quasi spasmodica, dello stesso tipo di contenuto. La domanda, quindi, resta sempre la stessa, celata, vincolante: perché TikTok e Instagram fanno male agli adolescenti?
La risposta, probabilmente, non risiede nell’applicazione in senso intrinseco, quanto negli utilizzatori e la fonte di dati che rappresentano per le due piattaforme: TikTok, complessivamente, non è meglio di Instagram se lo si considera un social basato sulla user experience, potrebbe invece esserlo se si considera l’aspetto esclusivamente ludico della piattaforma – cosa che, a confronto, Instagram non possiede, risultando quasi più “impegnato” e quindi non più all’altezza delle aspettative degli utenti storici. Cosa che sta portando tutta Meta a considerare un approccio più graduale e crescente, contrariamente a quanto accade ora, al rilascio di contenuti raccomandati, che saranno sempre più in linea col target preferito da entrambi: i giovanissimi.
Il fatto è che – e qui si entra nel merito – TikTok e Instagram fanno male agli adolescenti perché li bombardano di stereotipi estetici e sessuali, alla base di una rincorsa a vicenda che i due social compiono per avere quell’iscritto in più. Il primo, sul piano delle prestazioni, è in continua crescita, perché si basa ancor più del secondo sui bisogni primari degli esseri umani, cosa che molti studi stanno evidenziando come nociva per le persone. Non è un caso infatti se nel corso del tempo e sempre più velocemente il corpo umano sia diventato un’autentica merce da engagement, e sebbene in questo senso Instagram sia decisamente il minore dei due mali, non arriva ancora ai livelli di TikTok, che secondo l’American Psychological Association, sta intaccando la sessualizzazione delle ragazze poiché è direttamente correlata alle difficoltà nello sviluppo di una sana immagine sessuale di loro stesse:
La ricerca collega la sessualizzazione a tre dei più comuni problemi di salute mentale diagnosticati nelle ragazze e nelle donne: disturbi alimentari, bassa autostima e depressione o umore depresso.
Le tendenze su TikTok sono particolarmente inclini a sviluppare queste patologie e molte ragazze hanno iniziato ad avere comportamenti che richiedono un’ipersessualizzazione di se stesse, dei loro atteggiamenti, personalità e dei loro corpi.
Si potrebbe obiettare che alcune di queste tendenze promuovono la “fiducia nel proprio corpo”, tuttavia, la natura di queste sfide coinvolge le componenti della sessualizzazione delineate dall’American Psychological Association.
Se a questo aggiungete che l’algoritmo di TikTok – ma anche di Instagram, non nascondiamoci dietro un dito – è studiato per mostrarti contenuti in sintonia con la tua età e il tuo gruppo etnico, allora siamo davvero messi male. Aggiungendo un pizzico di tenebra, nel 2020 trapelò un documento che dimostrava come i moderatori di TikTok fossero incaricati di eliminare i contenuti che mostravano persone brutte, povere e con disabilità. All’epoca la componente umana prese provvedimenti, ma quella algoritmica intanto era stata educata a estrapolare informazioni fisiche affinché la piattaforma ti propini stereotipi in cui identificarti e ai quali ambire.
Instagram non utilizza ancora sistemi di questo tipo, almeno non così espliciti e aggressivi, il ché lo rende decisamente più esposto a una crisi di mancanza di engagement, almeno finché non si allineerà anche in questo senso a TikTok. Cosa che ci preoccupa molto possa accadere, viste le intenzioni di Meta di sfornare sempre più contenuti raccomandati. Star dietro al rendimento delle proprie quotazioni è terrificante, ma al contempo verrebbe da invitarli a farsi due passi da questo lato del telefono e rendersi conto di come stanno rovinando generazioni di ragazzini, ai quali non possiamo strappare il telefono di mano. Da parte nostra, Limelight Media ha deciso di non lavorare con chi vuole integrare TikTok nel proprio background comunicativo. Servirà a poco, ma crediamo nel potere delle piccole scelte.
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